Ci svegliammo con una fine pioggerellina quel 28 Dicembre ed in fondo non potevamo chiedere di meglio. Non eravamo in piena estate, ma quando decidi di sposarti in inverno devi saper fare i conti con il generale e le sue turbe climatiche. Non faceva eccessivamente freddo, se non ricordo male. Indossavo un tailleur pantalone nero con maglia bianca e cappotto bianco ed un paio di stivali al posto delle decolleté. Avevo già assistito nel lontano 1993, un tre di gennaio, ad un altro matrimonio e mi ero vestita come se fosse il 3 di Giugno: non avevo mai avuto così tanto freddo in vita mia che decisi di non ripetere l’esperienza e optai per un vestito comodo, ma sopratutto caldo. Dovevo godermi la giornata, non patire.
Per la mia maleaugurata idea decisi di andare in chiesa con la macchina di due colleghe sempre molto in ritardo ed insomma per farvela breve arrivai a matrimonio appena iniziato, io che non arrivo mai tardi, che non faccio mai un secondo di ritardo che sono sempre in anticipo su tutto arrivavo in ritardo al matrimonio, a <em>”quel”</em>matrimonio. Non perdonai mai tale ritardo alle mie due colleghe ed ancora oggi al solo pensiero ci sto male, ma oramai era tardi per piangere sul latte versato e decisi di godermi la cerimonia. Fu l’ultimo matrimonio in cui mi concessi il lusso di piangere, perché da ora in avanti avrei assistito a tali cerimonie con un tale distacco da fare rabbrividere il più crudele dei tiranni e ci riuscii, vi posso dire che negli anni a venire ci riuscii in pieno. Quando io dico matrimonio principesco uso un termine esatto, non solo per la cornice e per il vestito e per gli invitati, ovviamente, ma per l’atmosfera che si era creata. Ho visto molti matrimoni VIP in Tv, matrimoni di regnanti e vi posso assicurare che quello era sulla stessa lunghezza d’onda, anche per il fatto che quando uscimmo dalla chiesa c’era già una piccola folla sul sagrato di San Lorenzo ad attendere gli sposi. In attesa dell’uscita di F. e F. ricordo che trovammo anche il tempo per litigare con una coppia di anziani coniugi che non c’entravano assolutamente niente con il matrimonio ma avevano solo un gran voglia di “bracare” come si dice in gergo fiorentino. Si erano appostati in prima fila con spinte e spintoni e poi dicono dei giovani d’oggi per cercarsi un ottimo angolino in cui poter vedere la sposa e lo sposo. Con altrettante gomitate sempre avendo massimo rispetto per l’età, ci riappropriammo del nostro posto in prima fila così da poter inondare i due poverini con sacchetti di riso e baci a profusione.
Ricordo ancora la frase della mia amica quando ci vide:”ragazze sposatevi, é bellissimo!”.
Troppo stress per i miei gusti, ora poi con gli attacchi d’ansia che ho sarebbe una tortura più che un piacere, ma con l’uomo giusto forse potrei arrivarci anche io. Lo sapete comunque cosa vi dico, ho da fare una piccola riflessione e qui sto facendo una sorta di outing psicologico, come se fossi dal terapista. <em>Ho visto tanti matrimoni: matrimoni di amici, parenti, conoscenti e tutti si aspettano veramente il massimo da me e da quello che potrei fare. Si aspettano il vestito elegantissimo, la cerimonia in un luogo incantato, le bomboniere super chic e ovviamente anche un husband to be chic, bello e bravo (utopia) e non credo sinceramente che potrei rispettare le loro aspettative, sicuramente deluderei tutti e questo non potrei mai sopportarlo</em>. Ecco perché se mi fossi sposata avrei scelto una cerimonia minimal chic; il mio sogno sarebbe stato andare nel sud della Francia in Provenza o Costa Azzurra, in una di quelle chiesette a strapiombo sul mare circondata da aromi mediterranei e poi una volta tornati a Firenze, una mega festa da qualche parte in cui mi sarei veramente goduta il tutto rilassata e felice. Sarebbe stato così, credo.
Il pranzo fu allestito in una degli hotel con ristorante più rinomati di Firenze, nella Beverly Hills o Belair di Firenze. Uno dei posti più belli che possa offrire la nostra tanto amata città. L’apertitivo era solo quello un pranzo e io come al solito mi rovino perché io ci vivrei a stucchini e champagne! Scusate la mia parte posh, ma ce la dovevo fare entrare. E’ stato bello anche il pranzo allietato da una cantante con orchestra che intonava splendide canzoni italiane e non almeno fino ad un certo punto, perchè il testimone dello sposo, non solo avvocato rampante, ma pure musicista e cantante strappò letteralmente il microfono dalle mani della povera sventurata per intonare canzoni a go-go. A quel punto la gente era come impazzita e non mi ci volle molto, complice anche il buon vino, a scatenarmi con un lui in boogie boogie d’annata immortalato ovviamente da telecamera e fotografie, ma Fabrizio Corona all’epoca era solo agli esordi e non ebbi alcuna paura che le mie foto e quel filmino potessero andare in mani losche per poi chiedermi un congruo riscatto :))