La mia migliore amica si chiama C. e non é di Firenze ma di un paese vicino a Torino (meglio cambiare, ne?) ed ha sempre sostenuto che si sarebbe sposata ed anche quando era single ci ha sempre creduto, a differenza di me, che un giorno il suo Principe azzurro si sarebbe materializzato di fronte a lei e così é stato. E’ arrivato sotto forma di una ragazzo, bancario, di Asti che in men che non si dica si é innamorato di lei quando lei, all’inizio, non era convinta per niente. Ricordo ancora il nostro week end di Marzo nella sua casa al mare in Liguria quando veniva bombardata di sms un pò in italiano ed un pò in inglese in cui esplicitamente si faceva avanti con lei. Faceva caldo, eravamo in pantaloncini corti e maglietta sulla sua terrazza a prendere il sole, mancavano ancora alcune settimane alla primavera e stavo assistendo alla nascita di un amore che ho esortato io. Eh si perché la mia amica lo dice sempre a quello che poi é diventato il marito:”Guarda se non era per lei io e te non saremmo qui adesso. Devi ringraziarla” e lui con le orecchie basse a farmi mille inchini. All’inizio mi ha visto storcendo anche il naso perché forse era un pò geloso dell’amicizia che oramai lega me e C. da svariati anni. L’anno in cui si conobbero fu anche la nostra ultima vacanza insieme, una crociera lungo il Nilo tra Faraoni e Dei. Ci siamo conosciute quando io avevo 15 anni e lei 14. Tutti ci chiedono come ci siamo conosciute ma questo é un nostro segreto, c’entra un amico molto speciale, in comune, e riveliamo la verità solo a chi é veramente speciale per noi. L’importante é che ci siamo sempre state nei momenti brutti (e ne abbiamo passati) ed in quelli belli (abbiamo passato anche quelli, per fortuna) e anche se fino all’ultimo secondo non ho saputo se ci potevo essere al suo matrimonio alla fine abbiamo avuto un aiuto dall’alto e ci sono potuta essere.
Ho preso la mia auto e mi son fatta 500 chilometri per andare al suo matrimonio. Ho alloggiato nell’agriturismo immerso tra le vigne coltivate a Barolo e Barbaresco dove si sarebbe svolta la cena tipicamente piemontese e poi sono corsa a casa sua. Era molto bella nel suo abito semplice, lineare di Blumarine. Ho indossato il mio abito, un tailleur turchese con camicia lunga di organza, con spacchi lateriali, anche questo di chiare allusioni indiane e fui giudicata, insieme alla cugina dello sposo, la più elegante. Ancora una volta avevo fatto centro. La cerimonia si é tenuta in una delle chiesette più deliziose che abbia mai visto, sotto di noi una vallata a vigne interminabile. Non credo che facesse tanto caldo e non tolsi mai la giacca. Lo feci solo durante la cena , complice il buonissimo vino rosso, corposo e avvolgente.
Durante l’aperitivo mi dette il bouquet dicendo che non avrebbe pensato di darlo a nessun altra e ricordo che facemmo quello che non dovevamo fare: piangere.
Presi il piccolo bouquet di roselline bianche e lo appoggiai sul tavolo poi essiccai anche quello che fa’ parte della mia collezione insieme a quello dato da mia cognata. Purtroppo la mattina dopo di buon ora ripresi la mia auto e me ne tornai a Firenze. Oramai ero ufficialmente soprannominata S. Schumaker per la mia facilità di prendere la macchina e macinarmi chilometri con la stessa facilità con cui uno prende il tram o l’autobus per andare da un punto A ad uno B. Mi é sempre piaciuto guidare anche se la patente l’ho presa in tarda età, ma quella é un’altra storia. Mi alleggerisco, mi rende indipendente e non c’é niente che mi rilassa di più :)))
Un’idea geniale che loro hanno avuto é che non hanno regalato le solite bomboniere di argento o di cristallo o altro, ma hanno dato a tutti delle piantine di pansé. Avevo la macchina piena di fiori: le pansé, il bouquet, delle rose…bello. Trovo molto saggio devolvere i soldi delle bomboniere in favore di alcune cause: ricerca sul cancro, AIDS, ospedale per bambini o adozioni a distanza. Una bomboniera la lasci lì su un mobile, dentro una vetrinetta, il gesto che fai aiutando delle associazioni lavora in continuazione e può aiutare la ricerca o un’istituzione.